martedì 7 dicembre 2010

Matelica, Premio Biennale di narrativa “Libero Bigiaretti”


La cerimonia di premiazione del Premio Biennale di narrativa “Libero Bigiaretti”, si terrà il 12 dicembre, ore 10, presso il Teatro Piermarini di Matelica. Presso le Cantine del Museo Civico Archeologico di Palazzo Finaguerra, l’11 dicembre sarà inaugurata la Mostra Antologica “Ottavio Bigiaretti”



A meno di una settimana dalla cerimonia di premiazione della settima edizione del Premio Biennale di narrativa “Libero Bigiaretti” di Matelica, continuano le votazioni della Giuria popolare.

Giudici d’eccezione oltre cento lettori della Biblioteca comunale Bigiaretti che in queste settimane hanno letto le opere della terna vincitrice, decretata dalla commissione scientifica presieduta dal prof. Alfredo Luzi.

I tre finalisti dell’edizione 2010 sono: Gian Mario Costa con “Il libro di legno” edito da Sellerio; Barba Garlaschelli con “Non ti voglio vicino”, Edizioni Frassinelli e Dante Maffia con “Milano non esiste”, Hacca Edizioni.

La cerimonia di premiazione, durante la quale si decreterà il vincitore assoluto del Premio Bigiaretti edizione 2010, si terrà il prossimo 12 dicembre alle ore 10 presso il Teatro Piermarini di Matelica; nel corso della cerimonia una giuria composta da undici studenti Unicam assegnerà, illustrandone la motivazione, il premio speciale “Università di Camerino” all’opera che, tra le tre finaliste, è risultata più vicina ai gusti e alle preferenze dei giovani.

Il Premio Bigiaretti da quest’anno è anche su Facebook con un profilo dedicato, all’interno del quale si potranno conoscere gli eventi a corredo del Premio, conoscere gli autori finalisti e le loro opere.

La manifestazione è organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Matelica con il contributo del Ministero dei Beni e Attività culturali – MIBAC, dell’Università di Camerino, della Regione Marche – Giunta Regionale, dell’Assemblea legislativa delle Marche, della Fondazione CARIMA, dell’Halley Informatica .

Premio Biennale di Narrativa LIBERO BIAGIARETTI – Iniziative

Sabato 11 dicembre 2010

Ore 17.00
Cantine del Museo Civico Archeologico
(Palazzo Finaguerra) Via San Francesco
11-30 dicembre 2010

Inaugurazione Mostra Antologica Ottavio Bigiaretti
(14 settembre 1913 – 11 giugno 2004)
33 opere pittoriche oli, acquerelli e chine appartengono alla famiglia di Vincenzo, uno dei figli del pittore. Ottavio, come il fratello Libero, è nato a Matelica, ma vissuto a Roma e morto a Castel San Pietro Romano all’età di 90 anni l’11 giugno 2004, dove ha trascorso gran parte del suo tempo, scrivendo, leggendo e dipingendo. Come è scritto nel giornale della città (La Notizia) “Ottavio è stato sempre un uomo riservato semplice e apparentemente modesto ma aveva una vasta cultura da far stupire chiunque. … moltissimi i suoi disegni, quadri, acquerelli esposti in mostre personali, collettive ed estemporanee effettuate a Roma, Torino, Carrara, Perugia, Todi.”

Domenica 12 dicembre

Ore 10.00
Teatro Piermarini

La Famiglia Bigiaretti, non solo Libero

Tavola rotonda sui personaggi della famiglia stessa. Ricordiamo che prima di Libero, scrittore, e di suo fratello Ottavio, pittore, la famiglia ha dato i natali a Sennen Bigiaretti, l’arciprete che ha organizzato e diretto per primo il Museo Piersanti, dopo il lascito dell’omonima famiglia, ha scritto una storia di Matelica e tanti articoli sulla sua arte. All’interno della tavola rotonda verrà presentata la nuova edizione del primo romanzo di Libero Bigiaretti, Esterina, curata da Eugenio Ragni.

Saluto delle autorità
Interventi:
Prof. Alfredo Luzi
Prof.ssa Carla Carotenuto
Prof. Eugenio Ragni

Premio Libero Bigiaretti – schede finalisti

BARBARA GARLASCHELLI

Non ti voglio vicino

Ed. Frassinelli

Lena è giovane, bellissima e intelligente e accanto ha un marito che farebbe qualunque cosa pur di renderla felice. Ma lei non sa più dare né ricevere amore fin da quando – aveva nove anni – qualcuno le ha rubato l’innocenza, segnandola per sempre. Un segreto nascosto con cura, sepolto nell’anima, un fantasma di cui però non riesce a liberarsi e che a poco a poco sgretola il suo equilibrio. L’affetto e la dedizione di Lorenzo non bastano, e nemmeno la nascita di Prisca scalfisce la scorza di questa donna gelida, nemica, distante. C’era la guerra all’epoca in cui Lena aveva vissuto sulla propria pelle la follia degli adulti; da allora è trascorso molto tempo, eppure lei continua a combattere un’infinita battaglia dentro se stessa, contro i demoni che l’assediano. La sua bambina la teme e la respinge fino al punto di odiarla, di non volerla vicino, e la tragica scomparsa di Lorenzo accelera il distacco della figlia dalla madre. Un rapporto distruttivo, logorante, che lentamente intacca anche la psiche di Prisca, inducendola a difendersi con una straziante, terribile forma di rifiuto… Ambientata fra il 1939 e i giorni nostri, una storia di infanzia tradita, di sentimenti calpestati, di amori molesti, cui la scrittura limpida e affilata di Barbara Garlaschelli imprime un pathos e una drammaticità crescenti, che catturano il lettore sino al liberatorio finale.

Barbara Garlaschelli (Milano, 26 novembre 1965) è una scrittrice e poetessa italiana.

Laureata in Lettere Moderne all’Università Statale di Milano, esordì nella scrittura nel 1993 con il racconto, pubblicato in rete, Storie di bambini, donne e assassini. Del 1995 è il suo esordio a stampa, con O ridere o morire, edito da Marcos y Marcos. Scrittrice versatile, si è cimentata con vari generi: dal giallo al thriller alla letteratura per ragazzi (quest’ultima edita da EL, di cui ha diretto la collana “I corti”, e da Walt Disney in collaborazione con Nicoletta Vallorani). Costretta fin dall’età di 16 anni su una sedia a rotelle a causa della rottura di una vertebra per un tuffo in acque troppo basse, ha descritto con stile asciutto il suo percorso di vita nei dieci mesi successivi, in Sirena (2001). Nel dicembre 2004 ha vinto il Premio Scerbanenco con Sorelle, ex aequo con Trilogia della città di M. di Piero Colaprico.

GIAN MAURO COSTA

Il libro di legno

Ed. Sellerio

Enzo Baiamonte, cinquantenne radiotecnico che per arrotondare aiuta un avvocato a trovare oggetti e persone, si trova alle prese con uno strano incarico: il recupero di cinque libri che un defunto professore bibliofilo ha dato in prestito. La candida investigazione si complica però in un giallo sulla cosiddetta zona grigia. Il professor Mirabella, stimato docente palermitano, è morto lasciando una biblioteca ricca di volumi; ornamento della grande casa e ricordo per gli eredi, se non fosse per una piccolissima pecca: dei libri mancanti, dati in prestito a persone diverse. Il metodico studioso li aveva rimpiazzati temporaneamente, colmando gli spazi vuoti con dei sostituti di legno, etichettati con titolo data del prestito e destinatario. Per sanare la lacuna, Cristina, la bella figlia maritata con un noto luminare, della più distinta società cittadina, si rivolge a un nessuno. È Enzo Baiamonte, cinquantenne dalla vita ordinaria e ritmata di modeste abitudini di quartiere, un radiotecnico che per arrotondare aiuta un avvocato a recuperare oggetti e trovare persone – e talvolta prove di adulteri. Chiamarlo investigatore è troppo, ma Cristina è così affascinante e misteriosa (e anche lei adultera), così poco credibili quegli individui (un costruttore, un prete, il suo aiutante) i quali negano il possesso di un innocente testo di riflessioni devote, che l’indagine parte da sé, sospinta dal puro desiderio di immaginarsi in una vita meno monotona, e scivola dentro al labirinto di specchi in cui il privilegio si incontra con il crimine organizzato. Ciò che Enzo cercava veramente: l’avventura, lo trova, in una serie di ineluttabili peripezie, in una selva di personaggi ciascuno scolpito con rilievo sociologico millimetrico, in una geometria di impercettibili spostamenti che avvitano un’investigazione inesistente, qual è il recupero di un libro di legno, in un giallo sulla cosiddetta zona grigia, che si complica nella cospirazione di una dark lady, inattingibile per una sistematica inchiesta poliziesca. E il modesto trovarobe del delitto trova anche un riscatto che vale per lui e per quelli come lui. Difficile immaginare un personaggio sagomato così bene, come Enzo Baiamonte, per un intrigo imperniato sull’elusività sociale della mafia. Cinquantenne inchiodato nel limbo della giovinezza dall’eterna attesa, artigiano di mente e di costumi costretto a una esistenza nemmeno proletaria, abitante all’Olivuzza, l’ultimo forse quartiere della vera Palermo del secolo scorso, Enzo rispecchia un ritratto sociale tipico e diffuso: la generazione di una microborghesia dall’ascesa sociale bloccata, i traditi della scolarizzazione di massa. E nel suo personaggio di Marlowe palermitano, senza la scorza dura ma con lo stesso disincantato candore e un uguale senso di giustizia naturale, si incide il senso, dietro l’intreccio, che un giallo letterario deve avere. Che è il popolo degli Enzo Baiamonte la vittima propria della mafia e solo da essi muoverà l’intelligenza per batterla.

Gian Mauro Costa (Palermo, 1952), giornalista de «L’Ora» e poi della Rai. Con Sellerio ha pubblicato Yesterday (2001). I suoi romanzi e racconti sono tradotti in francese (editi da Gallimard), in castigliano per il mercato spagnolo (Roca Editorial) e messicano, in portoghese e in serbo.
Il suo ultimo libro, Non ti voglio vicino (Frassinelli, 2009), è un romanzo psicologico che tocca il tema scottante degli abusi sui minori e ne descrive le devastanti conseguenze

DANTE MAFFIA

Milano non esiste

Ed. Hacca

Milano non esiste è un ribaltamento delle nostre certezze sociologiche, perché ci racconta un’Italia ancora furiosamente arrabbiata con “i padroni”, ancora tormentata dall’alienazione, dal disadattamento urbano e dalla nostalgia per la propria terra di origine. Vengono in mente almeno quattro illustri antecedenti: Memoriale di Paolo Volponi, Vogliamo tutto di Nanni Balestrini, Tuta blu di Tommaso Di Ciaula e Nord e Sud uniti nella lotta di Vincenzo Guerrazzi.

Il protagonista di questo romanzo è un operaio calabrese che vive a Milano da quarant’anni. È sposato con una donna milanese e ha sei figli. Mancano pochi anni al pensionamento, e finalmente il suo sogno può realizzarsi: tornare nel paese calabrese dov’è nato, godere della luce del Sud, passare le giornate a guardare il mare. Nel frattempo, però, nella sua fabbrica si muore, Milano appare sempre più incomprensibile nel suo orrore sociale e urbanistico e “la peste” della modernità sembra aver tramortito ogni forma di fraternità.

Lentamente si avvicina il giorno del ritorno, ma l’operaio calabrese non ha fatto i conti con i figli, che di andare a vivere in Calabria non ne vogliono sapere. Da quel momento in poi da “romanzo di fabbrica” il libro di Maffìa diventa romanzo psichiatrico, perché l’operaio è ogni giorno di più afflitto da una cocciuta mania ossessiva (il paese del Sud come paradiso, la città del Nord come inferno), tanto da rischiare la psicosi paranoide.
Chiunque tra i famigliari prova a fargli capire che tornare in Calabria con sei figli grandi è impossibile diviene ai suoi occhi un nemico. Ma il suo progetto non subisce ripensamenti, e infatti alla fine riuscirà a tornare nel suo Eden calabrese, dove riabbraccerà la Casa, il mare, gli odori, la lingua, la pace, a costo, però, di una estrema e autistica solitudine.

Dante Maffìa è nato a Roseto Capo Spulico, in Calabria, nel 1946. Come poeta ha esordito nel 1974 con il libro Il leone non mangia l’erba, introdotto da Aldo Palazzeschi. Tra i suoi tanti libri di versi, in italiano e in dialetto, ricordiamo almeno , Le favole impudiche (1977), Il ritorno di Omero (1984), I rùspe cannarùte (1995), Lo specchio della mente (1999), Papaciòmme (2000) e Al macero dell’invisibile (2006). Tra i suoi libri narrativi ricordiamo Le donne di Courbet (1996) e Il romanzo di Tommaso Campanella (1996). Ha curato e introdotto molti classici antichi e moderni. Vive e lavora a Roma.

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