martedì 15 marzo 2011

A Cartoceto, laboratorio di costruzione e animazione di burattini


A Cartoceto il 26-27 marzo e il 2-3 aprile 2011 si svolgerà il Laboratorio di costruzione e animazione di burattini per educatori, insegnanti e anche per genitori a cura della Scuola Sperimentale di Teatro di Animazione Sociale

Ripartono le attività della Scuola Sperimentale di Teatro d’Animazione Sociale, giunta al suo terzo anno di vita. Il Teatro Aenigma nella ultradecennale collaborazione con il maestro burattinaio Mariano Dolci, propone un laboratorio di 20 ore dal titolo “BURATTINI E MARIONETTE IN EDUCAZIONE E NEI LUOGHI DEL DISAGIO”.

Questi strumenti espressivi, grazie al ricorso ad un arco praticamente illimitato di materiali, di procedimenti e di modalità di costruzione e di animazione, permettono di adattarsi alle capacità di ognuno, agevolando la comunicazione e la socializzazione all’interno del gruppo. Gli incontri sulle utilizzazioni di burattini e marionette in educazione e nei luoghi del disagio sono rivolti agli operatori che hanno il desiderio di conoscere le potenzialità che questi strumenti teatrali possono rivelare a contatto con bambini e ragazzi o con persone affette da problemi psichici, menomazioni sensoriali o motorie.

E’ antica settanta anni la storia delle esperienze terapeutiche in questo settore: la costruzione e l’animazione di burattini continua ad attirare l’attenzione di medici, psicologi e teatranti.

Essa è attualmente proposta, sia per socializzare e animare gruppi con difficoltà di comunicazione sia per contribuire ad illuminare la personalità dei componenti, sia ancora, sotto tutela medica, per favorire nel gioco teatrale una maggiore conoscenza di se stessi. Saranno descritte le potenzialità dei burattini raccolte in attività più che trentennali e le teorizzazioni recenti. Nei lavori pratici sarà proposta la costruzione di un burattino secondo le modalità che negli anni si sono dimostrate più congeniali nei contesti dell’educazione e del disagio. Ai partecipanti sarà proposto di praticare l’espressione spontanea, improvvisando con i burattini.Le lezioni si terranno a Cartoceto con il seguente orario: il sabato (26 marzo e 2 aprile) dalle 15 alle 20; la domenica (27 marzo e 3 aprile, dalle 8 alle 13). Il costo di iscrizione è di € 150,00.

Visitando il sito www.teatroaenigma.it è possibile scaricare il modulo con la richiesta di adesione da trasmettere agli organizzatori.



La “Scuola sperimentale di teatro di animazione sociale” è un progetto del Teatro Aenigma; è diretto da Mariano Dolci e Vito Minoia ed è rivolto ad educatori, operatori sociali, artisti, studenti interessati a formarsi nell’utilizzo di tecniche derivanti dalla tradizione del Teatro di Animazione (burattini, marionette, ombre) in campo educativo e nel sociale o semplicemente a chi è interessato a formarsi per un interesse personale. Mariano Dolci inizia negli anni ‘60 una collaborazione molto intensa con la compagnia del “Teatro Sperimentale dei Burattini di Otello Sarzi”, antica famiglia italiana di burattinai e teatranti. Dal 1970 lavora nel Comune di Reggio Emilia dirigendo il “Laboratorio di Animazione” (ora “Gianni Rodari”) delle Scuole e Nidi Comunali, in modo da sperimentare tutte le potenzialità pedagogiche dei burattini nelle istituzioni della città collaborando alla storica esperienza di Loris Malaguzzi e Gianni Rodari, fino al pensionamento avvenuto nel 2002. Per conto del Comune di Firenze ha collaborato con "Il museo dei ragazzi" (“Murfi”) di “Palazzo Vecchio” alla comunicazione museale rivolta all’infanzia.





ATTIVITÀ DI MARIANO DOLCI OGGI. Attualmente collabora come cultore della materia con l’insegnamento di Teatro di animazione, Facoltà di Scienze della formazione dell’ Università di Urbino (professor Vito Minoia) e con il Teatro Universitario Aenigma, partecipando alle attività di laboratorio in carcere o di sperimentazione espressiva nelle scuole per la riduzione dell’handicap. Per conoscere meglio il suo lavoro si veda anche il volume “MARIANO DOLCI. Dialogo sul trasferimento del burattino in Educazione” (Edizioni Nuove Catarsi, 2009, pag. 288, primo Quaderno della Scuola sperimentale di teatro di animazione sociale). Sotto la direzione della fisica Lara Albanese (ricercatrice all’ Osservatorio astronomico di Arcetri), collabora ad attività di diffusione della cultura astronomica rivolte a bambini e ragazzi attraverso il teatro delle ombre. Periodicamente ha gestito e gestisce tuttora corsi di aggiornamento sulle utilizzazioni non spettacolari del teatro d’animazione. E’ stato invitato in Italia e all'estero per tenere conferenze, seminari ed interventi. (Francia, Svezia, Germania, Svizzera, Danimarca, Spagna, Stati Uniti, Belgio, Corea, Burkina). Lungo tutto questo percorso traversale, si è impegnato, senza nessuna tentazione di sincretismo, a cogliere alcuni processi mentali costanti nella costruzione e nell'animazione dei burattini, marionette, maschere e ombre, in modo da poi riproporre con sempre maggiore consapevolezza questi particolari linguaggi espressivi in contesti non-teatrali. E’ autore di numerose pubblicazioni tradotte in varie lingue.


IL TEATRO DI ANIMAZIONE. Le rappresentazioni di burattini, marionette, pupi, le sagome del teatro d’ombre, ed ogni altro oggetto animato a vista o meno da un animatore, costituiscono quello che viene definito il “teatro di animazione”. Teatro, perché burattinai, marionettisti, pupari, ombristi e altri animatori di oggetti, sono al pari di tutti gli altri teatranti, degli artisti dello spettacolo che rappresentano su una scena di fronte a un pubblico. Di animazione perché in questa forma di teatro, un attore, generalmente nascosto (ma non sempre), infonde vita a degli oggetti rendendoli attori protagonisti. La definizione risulta comunque vaga poiché, non soltanto un burattino o una marionetta, ma anche qualsiasi altra cosa può essere animata dietro un telo, o anche a vista. Difatti, è poi quello che avviene e si sono visti spettacoli in cui sulla scena interagivano oggetti comuni, elementi della natura, forme astratte, oppure le sole mani nude.“Ogni oggetto sembra possedere in sé questa facoltà di diventare marionetta…”. E’ dunque il contesto, in quanto evento teatrale, in cui l’oggetto viene manipolato, e non la sua natura, a definire il teatro d’animazione.



Anche i confini di questo teatro possono essere imprecisi e malfermi, come avviene per esempio, quando si avvicina troppo al teatro di attori (dove per esempio può avvenire che sulla scena siano presenti dei pupazzi, pur restando l’attenzione focalizzata su gli attori umani che li manovrano) o, al contrario, quando per una ricerca e un accumulo di sempre più numerosi effetti spettacolari, si sconfina nell’esibizione di automi meccanici (ai quali i progressi dell’elettronica potrebbero ora assicurare possibilità infinite). Da una parte la bambola, dall’altra l’automa. Questi sconfinamenti o contaminazioni, non rientrano nel nostro ambito (non certo per un giudizio di valore) che è quello, appunto, del teatro di animazione poiché, per un verso o per un altro, in questi casi non si anima, si “perde la mano”; la mano che infonde la vita, l’”anima”. Senza perderci ulteriormente in simili considerazioni un poco astratte, e unicamente per convenzione, considereremo dunque di “animazione” un teatro di cui tutte le sue fasi siano basate sulla mediazione e la valorizzazione della mano che trasmette vita a degli oggetti inerti.

Come vedremo, trattare di burattini, in qualsiasi ambito, teatrale o meno, significa inevitabilmente confrontarsi con tenaci pregiudizi. Tratteggiare una loro immagine meno riduttiva di quella che ereditiamo dalla cultura comune, è invece la premessa indispensabile per ogni utilizzazione consapevole e produttiva. Tuttavia trattare di burattini “non teatrali” ci sembra un problema complesso. Le difficoltà che incontriamo per delimitare il nostro tema non sono dovute soltanto alla grande varietà di usi e paradigmi possibili o immaginabili, in una molteplicità di contesti, ma risiedono invece in qualcosa di più profondo, di ordine culturale. Considerare i burattini come un passatempo infantile è un pregiudizio relativamente recente ma saldamente radicato. Abbandonato da tempo dal pubblico adulto, il burattinaio si è rivolto sempre più verso quello infantile ed è stato dunque costretto ad adattare il suo spettacolo all’infanzia, o meglio, e purtroppo, all’immagine misera che la cultura corrente ha avuto dei bambini.


Sappiamo che le cose non sono più proprio così ma gli sforzi di valide e coraggiose compagnie per dare dignità al teatro di animazione (che sia per bambini o per adulti, oppure per tutti), preservando e vivificando nobili tradizioni popolari, oppure sperimentando nuovi arditi linguaggi formali, non hanno purtroppo scalfito di molto la percezione comune.



Didascalia dell’immagine : Mariano Dolci con marionetta (Foto Franco Deriu)

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